Riassunto Solo pioggia e jazz
Di preciso… cosa succede qui?”.
“Niente. E non pensare che sia evasiva o eluda qualcosa. Niente è la risposta”.
Un lago. Un’isola. Un albergo.
Nessun richiamo turistico, nessuno svago.
Malco Àvan, sguardo ora sfuggente ora acuto, è il patron dell’Auberge de l’Ennui, l’Albergo della Noia. Governatore o demiurgo, è un cinico alchimista di regole ed atmosfere.
“Un uomo pericoloso” dice qualcuno.
Eppure, ospiti ce ne sono. Assidui, oltretutto. Perché?
Quale nascosto motivo li spinge ad imbucarsi in un luogo privo di attrattive? A fare di Aldien la meta d’elezione delle loro vacanze? A sottomettersi docilmente al vuoto temporale, a quegli strani rituali che soltanto la giovane Mala Lucan osa, talvolta, sovvertire?
Sono le domande cui tenta di dare risposta l’io narrante. Una giornalista specializzata in recensioni gastronomiche e compilatrice di guide turistiche.
La sua visione disincantata del mondo, temperata dalla curiosità di chi ama andare oltre l’osservazione superficiale, non le impedisce di subire la fascinazione della complessità e di accarezzare il sospetto che la Noia sia il sottile disegno, intellettualmente eversivo, d’un filosofo fattosi direttore di hotel.
Tuttavia, non è vero che niente succede ad Aldien.
Proprio quando il mosaico sembra essersi completato, ecco che il soffio del nuovo manda all’aria le tessere.
Il cambiamento, la trasformazione tendono un’imboscata al futuro del piccolo relais.
Per mano d’un uomo mediocre e insieme terribile, risorto dal passato drammatico di Àvan.
E proprio dove nulla accadeva il sovvertimento è radicale. Tutto si rovescia. E, insieme, tutto si moltiplica, come in un gioco di specchi.
Al centro, il Tempo.
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