Finisterre
(1998, Zanetti editore, 144 pagine, 7,75 euro)
Nel cuore della brughiera, il piccolo villaggio inglese di Ghostbridge è isolato: un denso, impenetrabile mare di nebbia lo avvolge. Nessuno può raggiungerlo. Nessuno può andarsene.
I pochi abitanti, insieme ad alcuni viaggiatori rimasti bloccati, diventano protagonisti di un’avventura dai contorni surreali e complici di un’esperienza di emarginazione fisica dal mondo. Esperienza che sembra destinata a non finire mai.
I telegiornali dapprima seguono con interesse la vicenda, poi la dimenticano. Altre notizie, più urgenti, s’impongono. Come quella sul condannato a morte Norman Buck, per il quale negli Stati Uniti è cominciato il conto alla rovescia.
Ma è davvero così remoto e virtuale il pianeta che, immemore di Ghostbridge, continua a pulsare al di là dei teleschermi? E i “prigionieri” nel villaggio hanno cessato di esistere o adesso sono più vivi? L’entrata in scena di un personaggio indecifrabile porta con sé questi ed altri scomodi interrogativi.