Romanzi e racconti
Una luce differente
L’ombra del patriarcato
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Malgrado il vento
L’inconsapevole poesia
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Lascio che l’ombra
La scomparsa dell’intellettuale
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“Origami tra le nuvole”, il racconto di Paola Baratto per Fuori Norma
Per “Fuori Norma – Arte e diversità nella realtà del territorio e nei nuovi linguaggi della scena contemporanea”, manifestazione che si è tenuta a Brescia il 18 e 19 novembre 2016, Paola Baratto ha appositamente scritto il racconto “Origami tra le nuvole”, che è stato letto dall’attrice Valentina Pescara.
qui il testo di “Origami tra le nuvole”
Tra nevi ingenue
Paesaggi dentro una boule à neige
Giardini d’inverno
Piccoli mondi visti da una casa di vetro
Saluti dall’esilio
(V)ideologia
Dante aveva la forfora
Dante aveva la forfora?
Carne della mia carne
Un romanzo che si divora
Solo Pioggia e jazz
I mercanti del tempo
Di carta e di luce
Il futuro in un romanzo di altri tempi
Finisterre
Prigionieri nella nebbia
La cruna del lago ( Tir na n og)
L’Irlanda Il mito – Il viaggio – Questo tempo
“UNA LUCE DIFFERENTE”
(…) Tre storie, scritte con tocco delicato e piena padronanza di stile, compongono l’ultimo libro di Paola Baratto. (…)
(…) L’autrice, indagando sul peso del passato nei destini individuali, analizza con acutezza gli stati d’animo dei personaggi con flaubertiana leggerezza: i Tre racconti di Gustave Flaubert – ricordiamolo – si aprono con quel capolavoro assoluto di introspezione e di sguardo su un’anima che è “Un cuore semplice”. Forse non è un caso che anche i testi di questo bellissimo libro siano proprio tre.
Roberto Carnero, Avvenire
Ci sono libri che sono luoghi di ascolto e richiedono un’attenzione diversa. Libri acustici, che detergono e asciugano le parole, ne ricercano l’esattezza per restituire sonorità e senso perduti. Ogni volta che si entra tra le pagine di Paola Baratto si ha la sensazione che sotto il palcoscenico della commedia umana in corso di rappresentazione ci sia un golfo mistico, nonché una cura certosina dell’architettura narrativa che sembra formata da strutture frattali, oggetti matematici, sezioni auree (…)
Questo lavoro di antica bottega, lima e scalpello, è alla base di “Una luce differente” (…)
Paola Baratto segue un suo percorso di qualità con la tenace solitudine dei maratoneti. Sotto la superficie delle cose quotidiane scova abissi, latitudini interiori, grumi di non detto nella gestione ordinaria dei sentimenti, piccole incrinature e desideri deviati. E lo fa con quel suo stile arduo, personale, lisciato come i tronchi d’albero che restituisce il mare.
Nino Dolfo, Corriere della Sera Brescia
Bagliori, chiarori, riflessi che solo uno sguardo acuto e allenato coglie. E Paola Baratto ha il raro talento di saper fissare quelle vibrazioni dell’animo in un vocabolo, un avverbio, una frase
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
Paola Baratto conferma la sensibilità d’essere una scrittrice che sa come raccontare i desideri, le angosce, le dubbiose proiezioni delle anime. E capirne le profondità.
Francesco Mannoni, Gazzetta di Parma
(…) nella luce incorruttibile della poesia.
Francesco Mannoni, Eco di Bergamo
Tre luminosi racconti. Un’abile narrazione (…).
Presenze vive; speciali piccole epifanie che la «luce differente» di Paola Baratto inventa e svela.
Piera Maculotti, Bresciaoggi
Non si tratta di bravura, di prove riuscite grazie al mestiere: per creare ritratti di questo genere occorre quel guardare diversamente che è proprio di chi scrive. Anche quando non scrive.
Carlo Simoni, Secondorizzonte
Paola Baratto trascina il lettore in tre racconti poetici e travolgenti. Capaci, anche grazie ad una scrittura impeccabile, raffinata, asciutta, di trasformare lo sguardo della lettrice o del lettore in quello delle tre protagoniste: nei loro occhi che scrutano la bellezza e il dolore, cercando di andare in fondo al mistero per trovare la verità.
Scritto in modo magistrale, il libro si legge veloce nelle sue 96 pagine. Ma induce a soffermarti e a riflettere su ogni singola frase o parola scritta. Un libro che dovrebbero leggere tutti, uomini e donne.
La cultura patriarcale influenza ancora sia gli uomini sia le donne e i loro rapporti in modo significativo. E, leggendo “Una luce differente” di Paola Baratto, tutto questo balza all’occhio in modo spiccato e struggente.
Rachele Anna Manzaro, Brescia Si Legge
Da leggere.
Gabriele Ottaviani, Convenzionali
“MALGRADO IL VENTO”
Già in Giardini d’inverno (2014) e in Tra nevi ingenue (2016) Paola Baratto aveva sperimentato con efficacia la struttura narrativa che ora ritorna nel suo Malgrado il vento. (…) Ad aumentare il fascino di questa particolare costruzione contribuisce il fatto che, a dispetto dell’attenzione riservata a ciascun personaggio, il lettore rimane con l’impressione che al centro del libro si annidi uno spazio vuoto, incolmabile e magnetico.
Alessandro Zaccuri, Avvenire
Di Paola Baratto mi garba la sua appartata disappartenenza. Non ha etichetta, non è omologabile, se non a Paola Baratto. (…) è una fuori serie che obbedisce ai suoi dèmoni creativi e disdegna le logiche del mercato editoriale quanto i salotti buoni che emettono certificati di gradimento come green pass. Esercita la scrittura con quella vocazione irreversibile, con quella antica sapienza di un’arte di bottega in cui la qualità del lavoro è direttamente proporzionale alla durata del tempo.
Paola Baratto è una accordatrice di suoni – non a caso la poesia è musica – e una recuperante di attimi larghi. In un mondo in cui il troppo di tutto nasconde il vuoto, lei ci propone uno stile asciutto, scolpito fino all’osso, ma fecondo di immaginazione.
(…) la sua maestria sta nel rendere visibile anche il fuori quadro, il non detto di queste vite da niente.
(…) «Non è letteratura quel che racconta la gente. Ma quanta poesia nelle sue omissioni». Verissimo, però ci vuole talento.
Nino Dolfo, Corriere della Sera Brescia
Ambienti, persone, emozioni: si può racchiudere in queste tre parole la magia dei tredici racconti che Paola Baratto ha riunito in “Malgrado il vento”.
Una narrazione visiva – forse la cifra più alta della scrittura della Baratto – che sa risolvere in poche frasi il teorema della vita.
Francesco Mannoni, L’Unione Sarda
Non inganni la dizione di copertina: non sono soltanto “racconti”, sono sguardi su un affresco unitario.
Una musicalità particolare (…). Vibrazioni e luci da cogliere.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
Fogli fitti di chiacchiere. Va spesso così. A volte invece ci sono pagine essenziali, ricche di verità. Ritagli di vita, ritratti (a parole), segrete suggestioni: fili nascosti di una trama tersa e salda… «Malgrado il vento». È questo il titolo del nuovo libro di Paola Baratto.
Il non detto, col detto; parole e «omissioni», pause e sospiri: sfumature nascoste che la luminosa prosa dell’autrice trasforma in rivelazioni.
Multiforme è il mondo che esce dalla raffinata penna di Paola Baratto, con una pluralità di atmosfere e dettagli; e la speciale singolarità dei personaggi.
Piera Maculotti, Bresciaoggi
(…) una scrittrice che con rare pezze colorate compone meravigliosi arazzi in cui sempre bisbiglia e cospira l’umanità.
F. Mannoni, La Gazzetta di Parma e Eco di Bergamo
Un dato (…) da subito evidente è la brevità dei racconti, un tratto che ne è sostanza, non rispondendo tanto a una scelta stilistica, quanto a un impegno preciso, quello di mirare all’essenziale e di questo dire, senza farsi distrarre, senza distrarre il lettore.
Carlo Simoni, Secondorizzonte
Umanità e poesia nei tredici nuovi ed intensi racconti di Paola Baratto.
Un libro poetico scritto con uno stile asciutto e raffinato, una carrellata di personaggi intensi alle prese con gli eventi della vita e con le loro fragilità nascoste ben oltre la banalità delle apparenze.
La scrittura dell’autrice è coinvolgente e acuta.
Una “musicalità“ particolarmente efficace nel trasmettere lo stato d’animo dei vari personaggi.
Un vibrante affresco di quartiere.
Meraviglioso è (stato) leggere ed osservare il modo in cui le persone reagiscono agli eventi delle loro vite,
I personaggi dei vari racconti sono struggenti, intensi e al contempo delicati.
Rachele Anna Manzaro, Brescia Si Legge
“LASCIO CHE L’OMBRA”
Come sempre accade nei suoi scritti, Paola Baratto offre letture profonde e trasversali dei temi che aggrovigliano il nostro mondo (…).
“Lascio che l’ombra” è ricco e complesso, ed in egual misura denso ed essenziale (…).
Ogni singolo elemento è scelto con cura, affinché nulla di superfluo appesantisca parole e idee. La narrazione acquisisce una sua voce, limpida e convincente.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
Un “cold case” si affaccia nell’ultimo mirabile libro di Paola Baratto.
Paola Baratto è scrittrice appartata e dalla voce cristallina, che ha imboccato un suo percorso di solitudine e distinzione. I suoi libri ci parlano delle pieghe intime dell’anima, ma sono anche un precitato della contemporaneità. “Lascio che l’ombra” (…), ultima sua fatica, abita quella zona franca che sta tra realtà e l’apologo
L’ironia della Baratto è affilatissima. E il libro risulta ossigenante, si legge in beata apnea.
Nino Dolfo, Corriere della Sera Brescia
(…) come farà il lettore, conquistato da uno spirito inquieto che la Baratto traduce in splendido linguaggio letterario (…).
Un romanzo di rara forza emotiva.
Francesco Mannoni, L’Eco di Bergamo e l’Unione Sarda
Il nuovo romanzo firmato da Paola Baratto, punta al cuore di una contemporaneità logorata, vuota, disillusa. E lo fa con la «spiazzante lucidità» di una scrittura esatta, tersa, perfetta nell’inseguire il mistero e interrogare il presente.
Piera Maculotti, Bresciaoggi
Paola Baratto ha scritto un avvincente noir, in cui però sembra di poter intravedere, al di sotto della trama, una precisa allusione simbolica: la perdita di visibilità dell’intellettuale nel mondo di oggi.
Roberto Carnera, Famiglia Cristiana
Un romanzo che fonda certamente la sua capacità di coinvolgere il lettore sull’originalità della vicenda e la radicalità del giudizio, ma deriva la sua forza persuasiva dalla qualità di una scrittura ricca dell’esperienza dei romanzi pubblicati (otto, prima di questo) e passata negli ultimi anni attraverso il filtro dei brevi, essenziali racconti di “Giardini d’inverno” e “Tra nevi ingenue”.
Carlo Simoni, Secondorizzonte
L’autrice compone una storia colma di mistero e colpi di scena che sanno attirare l’attenzione (…) pagina dopo pagina. (…) Il lettore ha modo di viaggiare nelle pagine della Baratto grazie a una voce narrante personale, riconoscibile e coinvolgente. (…) La scrittura è sapiente e ricercata, intessuta di parole preziose ed espressioni accurate. Lo stile elaborato ma mai pedante… (…) Un romanzo, dunque, avvincente che coniuga mistero e parola, suspense e letterarietà. Pagine che meritano di essere lette.
Claudio Volpe, Il Mangialibri
“Lascio che l’ombra” è un libro che si legge in fretta, ma che si abbandona lentamente” (…); Un libro leggero, breve, troppo, di cui avrei letto volentieri altre pagine (…); Una scrittura fluida e diretta.
Daniela, Chili di libri
“TRA NEVI INGENUE”
È un piccolo, prezioso libro quello che pubblica oggi Paola Baratto (…)
In uno stile volutamente lieve, fatto di parole esatte e di silenzi, prose e versi offrono al lettore immagini rapide, chiamate a rappresentare (e a riscattare) i dolori e le gioie, le speranze e le delusioni che segnano la vita di persone qualunque. Immagini per lo più in dissolvenza, in perfetto equilibrio tra precisione e indeterminatezza.
Anna Longoni, Autografo
Come per «Giardini d’inverno» – il precedente libro della scrittrice – si può essere tentati di darne una lettura minimalista. A questo inviterebbe la dimensione del racconto, sempre più compatto nella forma e levigato nella scrittura. Ma non se ne coglierebbe la profondità. Ogni pagina è il distillato di una storia e suscita l’eco di un mondo. Paola Baratto continua coerentemente la propria ricerca letteraria e stilistica.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
Non solo l’arte, anche la poesia la trovi nelle piccole botteghe. Ed è una prosa squisitamente poetica quella di Paola Baratto. (,,,) Le parole (…) acquistano una necessità insostituibile: sono come la tessera che il mosaicista inserisce con l’alta precisione paragonabile alla matematica certosina di una scrittura che è paziente manualità creativa. (…) Paola Baratto ci consegna un atlante fuori sincrono di suggestioni, epifanie, ossessioni, di viaggi immobili e sogni migranti, di solitudini e silenzi, di incanti e nostalgie, che hanno l’allure di scorci pittorici volutamente impressionistici, minimalisti, ma che hanno il respiro dell’assoluto.
Nino Dolfo, Corriere della Sera Brescia
“C’è una bellezza che riesce ad essere sublime nella sua semplicità” (…). La scrittura di Paola Baratto – con la forza di limpide parole essenziali – lo dimostra.
Piera Maculotti, Bresciaoggi
Titolo suggestivo per i 12 brevi racconti (intercalati da 5 splendide poesie che sono altrettanti guazzi di luce spontanea) colmi d’una intensa “retrospettiva“ emozionale (…).
Poema in prosa che la Baratto ha dedicato alla ricerca che anima ogni essere umano.
Francesco Mannoni, La Sicilia
Ci era parso di camminare sulle orme di Calvino, nei “Giardini d’inverno”. Sembra piuttosto Proust il richiamo costante in questa nuova prova, fin dal primo racconto.
Carlo Simoni, www.secondorizzonte.it
“GIARDINI D’INVERNO”
Preziosa raccolta di racconti che sulla scrittura – curata, levigata, cesellata, distillata – gioca tutta la sua sfida.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
Dodici racconti che hanno la nitidezza di un frame, che coniuga l’istante e la durata. (…)
Paola Baratto con una prosa poetica, levigata e distillata, propone un affresco di figure che sanno parlarci della complessità sommersa della vita.
Nino Dolfo, Corriere della Sera Brescia
Rare, rarefatte atmosfere disegnate da parole misurate, precise nel cogliere – con nitidezza perfetta – infinite sfumature. (…)
Dodici racconti brevi, densi e lievi, suddivisi in tre atti di una speciale commedia umana.
Piera Maculotti, Bresciaoggi
Collezionismi, Altrimondi e La lingua delle cose mute sono le tre sfumature di questo piccolo gioiello narrativo.
Mariella Cortès, L’Unione Sarda
Un concentrato di lirismo. (…)
Paola Baratto sa condensare in brevi brani vite intere. (…)
Progetta con una scrittura trepida e avvolgente i sentieri dell’essere e li percorre con la partecipe e disincantata complicità della poesia.
Francesco Mannoni, La Sicilia e La Provincia
Gira e rigira è sempre a Calvino che mi riportano i passi che muovo in questi Giardini d’inverno, a conferma del fatto che “la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura”, in una scrittura come questa, prova convincente e viva della “funzione esistenziale” che può avere la letteratura quando si fa “reazione al peso del vivere”.
Carlo Simoni, www.secondorizzonte.it
“SALUTI DALL’ESILIO”
Con stile inconfondibile e originale, con una scrittura limpida nel disincanto degli argomenti trattati, Paola Baratto costruisce un gioco di incastri dove il tempo, i personaggi e gli ambienti, si alternano in meccanismi perfetti. Divertito lo stile, profonda l’analisi.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
La cerchia via via più larga dei suoi lettori (ed estimatori) può esultare per la nuova prova dell’autrice che assicura quattro ore di lettura ad alta tensione stilistica, intellettuale e letteraria. (…)
La trama, figlia della capacità visionaria dell’autrice, dice da sola della contemporaneità di un romanzo che parla di noi e dell’Italia di oggi. (…)
La penna di Paola Baratto cesella quattro personaggi indimenticabili. (…)
Con questa trama e il suo inimitabile stile Paola Baratto regala, dall’esilio in cui sono costretti i suoi meravigliosi talenti, un testo visionario e dolente, intimo e corale, a cui non pare azzardato accostare il sostantivo della perfezione.
Massimo Tedeschi, Bresciaoggi
E’ un’antropologia del presente di rara efficacia quella disegnata nel nuovo romanzo di Paola Baratto. Una storia avvincente animata da personaggi a tutto tondo, vivi e sorprendenti per la loro verità.(…)
“Saluti dall’esilio” si fa leggere d’un fiato. E poi rileggere, con il respiro adatto a coglierne bellezza e profondità. Inseguendo una narrazione sapiente che si snoda col ritmo serrato di una scrittura essenziale; a dire di noi – così spesso esiliati da noi stessi – e dei nostri inquieti giorni.
Piera Maculotti, www.gruppo2009.it
Paola Baratto, già autrice di vari romanzi, qui punta sulla suspence, ma in realtà gioca su un altro piano, meno superficiale, in cui il gioco tra verità e menzogna, tra apparire e essere si rivela meno semplice di quel che parrebbe e ci conquista con una sua implicita morale, non priva di una nota
ironica.
Agenzia Ansa, Notiziario Libri
“CARNE DELLA MIA CARNE”
Questa storia cupa e attuale (…) si fa leggere come un omaggio alla grande letteratura, al piacere di scavare nel profondo dell’animo umano alla ricerca di deviazioni e paradossi, quasi una sorta di scommessa che recupera – anche – certi virtuosismi diabolici di un Landolfi (…).
L’apologo di Paola Baratto è preciso e sarcastico, amaro (…)
Un romanzo necessario come metafora del presente (…).
Sergio Pent, Tuttolibri La Stampa
Piacevole ed inquietante, lineare ed intricato, illuminante ed enigmatico. L’ultimo romanzo di Paola Baratto forse si può affrontare solo con una teoria di ossimori (…)
La Baratto non si smentisce: più che costruire trame le smonta, più che sciogliere nodi li intreccia. Ed il finale chiude una storia e spalanca un orizzonte (…).
Nessun cedimento a toni crudi: non è l’orrore che interessa, ma la corrosiva, iperbolica metafora che la sfida contiene. E l’enigma può avere più di una lettura (…).
Scrittura limpida e vivace, ritmo narrativo sempre piacevole, capacità di affrontare argomenti «ributtanti» con una lievità invidiabile (…). Paola Baratto ci offre così un altro sguardo acuto sul mondo. Seguendo un percorso che da La cruna del lago a Finisterre, da Di carta e di luce a Solo pioggia e jazz mostra una capacità di lettura profonda e impietosa della nostra complessa realtà. Nel segno della novità e della continuità.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
Romanzo profondo e paradossale, (…) una storia ferocemente ironica
Maria Grazia Capulli, Tg2 Achab – libri in onda
Una scrittura come questa è già uno stile, racchiude una poetica, fonda una narrativa. Una scrittura come questa è il dono che studio e natura hanno fatto a una scrittrice bresciana, Paola Baratto (…) Il lavoro di Paola Baratto sul testo e sulla parola ricorda quello di certi intarsiatori di pietra: mani esperte che levigano il loro materiale con attrezzi e sostanze abrasive via via più fini, sino ad arrivare all’impalpabile polvere di osso che assicura l’ultima politura, l’estrema lucentezza. Il risultato, nel testo della Baratto come nei tasselli degli intagliatori, è identico: disegno nitido, accostamenti che intrigano, iridescenze che seducono”.
Massimo Tedeschi, Bresciaoggi
“SOLO PIOGGIA E JAZZ”
Paola Baratto “sa scrivere con nervosa e netta efficacia, reinventando molto suasivamente il dialogo, mai informativo soltanto, ma, al contrario, allusivo, emblematico. L’albergo, in questo modo, con i suoi personaggi meno e più importanti e decisivi, appare come una grandiosa allegoria della condizione umana quale è oggi, nel nostro tempo. L’invenzione ripropone altre allegorie (Thomas Mann, per esempio), ma con la straordinaria novità dell’attualizzazione”.
Giorgio Bárberi Squarotti
“Poche frasi, due pennellate. E quel pontile lo avete davanti agli occhi. Un aggettivo e su quell’isola già ci siete approdati. Ha una capacità evocativa notevole Paola Baratto. Essenziale, nitida, sicura. Dietro la prosa levigata si coglie il lavoro certosino, ma il lettore scivola leggero come sull’acqua del lago che circonda l’isolotto di Aldien. (…). Suggestivo questo quarto romanzo che segna il ritorno di Paola Baratto al lavoro di lungo impegno. Lieve, essenziale e profondo”.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
“Un gioco di specchi, un apologo sul Tempo, uno studio musicale in cui prevale il pianissimo, un acquarello in cui il verde brillante si disfa e poi si cristallizza, un arpeggio delicato sulle sillabe di un dizionario intimo. Ci sono molti modi – lirici – per dire dell’ultimo romanzo della scrittrice bresciana Paola Baratto, ‘Solo pioggia e jazz’ (…). La prosa, invece, dice di un’invenzione magica e realistica al tempo stesso, irta di citazioni e genuine invenzioni. (…) Un marchingegno perfetto ordito da un’autrice melodica, un’orologiaia lieve, una scrittrice di valore”.
Massimo Tedeschi, Bresciaoggi
“DI CARTA E DI LUCE”
Questo è un libro forte e diverso, di un’originalità tutta da definire, situato com’è in una geografia narrativa piuttosto ben delineata e allo stesso tempo asettica, neutrale, quasi spirituale.
(Paola Baratto) ci ha sorpreso (…) con la sua inventiva di qualità, con le figure magnifiche incontrate sul simbolico percorso.
Non è azzardato definire questo intelligente, coinvolgente romanzo una mediazione intellettuale tra la vecchia fantascienza – abbiamo pensato a Davy l’eretico di Pangborn – il romanzo storico alla Eco e un tentativo invece estremamente personale di trovare un nuovo tracciato narrativo nei meandri della letteratura.
Sergio Pent, Tuttolibri La Stampa
“Forse l’esercizio della memoria umana può essere l’antidoto contro l’oblio dell’effimera tecnologia e l’autrice lo ha magistralmente dimostrato nel suo romanzo, che intreccia vene liriche e struggenti a lucide letture della realtà”.
Filippo Senatore, Tabloid
“Un viaggio intimo e concreto, insieme. Concreto perché costruito sulle domande che la Storia senza rimedio e ogni giorno pone all’Europa. Domande di identità. L’opera di Paola Baratto è la prova d’identità di una scrittrice davvero brava, profonda e appassionata”.
Francesca Dallatana, Gazzetta di Parma
“Dalla Provenza al Perigord, dalla Normandia alla Galizia, si snoda un viaggio-ricerca ricco di significati (…). Paola Baratto ha una scrittura levigata, curata, essenziale. In questo contesto post-moderno inserisce, con naturale ricercatezza, vocaboli desueti come perle d’antiquariato”.
Claudio Baroni, Giornale di Brescia
“Tra digressioni e imprevisti, tra illusioni e disincanto, tra veleni e violenze, etniche e oltre. Ma anche residue, struggenti bellezze e profumi e sessuali sorprese. E soprattutto – nel cuore del racconto – una ‘Follia generosa’: quella che anima Luther, lo strano ‘monaco’ laico, una vita consacrata al culto e alla cura dei libri, vecchi ‘malati terminali’ nell’età della multimedialità (…). Procede così – vivace e plurale – il racconto di Paola Baratto, attraverso un paesaggio – geografico, storico e umano – che muta e varia in un intreccio di cronaca e fantasia, di medioevo e futuro, tra pietre antiche, carte preziose più o meno morenti e ipertecnologica luce on line”.
Piera Maculotti, Bresciaoggi
“Colpisce come la Baratto, nel descrivere questo degrado, riesca ad esprimere il suo amore per la natura e il paesaggio (…). L’autrice riesce sempre a rimanere immune dal compiacimento disfattista di chi vuole prefigurare un’apocalisse incipiente”.
Emanuela Dusi, Folio bresciano
“I due diari variamente s’intersecano, si sovrappongono, s’intrecciano, si completano, divergono, rimandando, dello stesso cammino, una varietà prismatica di riflessi, di verità e di emozioni, in un gioco a incastri particolarmente stimolante per il lettore (…). Con grande finezza ed abilità Paola Baratto fa affiorare dalla pagina la differenza di età, di cultura, di esperienza dei due protagonisti. Diverso è il linguaggio, diverso lo stile della scrittura (…).
‘Di carta e di luce’ è un romanzo complesso ed affascinante che offre molteplici piani di lettura (…). Nel percorso narrativo di Paola Baratto è, per ora, il traguardo più alto raggiunto per la complessità e l’originalità dell’ordito; per la vivezza dei personaggi, più accennati che descritti, caratterizzati da significativi particolari; per la ricchezza delle proposte di lettura”
Artemisia Botturi Bonini, Il Cammino
FINISTERRE”
“Un viaggio di ricerca e di denuncia che Paola Baratto dipinge con tratto leggero e deciso”
“Un’arcana e limpida voce narrante, un noi corale che con destrezza guida il lettore attraverso le nebbie della storia, tra emozioni e riflessioni, tra luminose visioni e interrogativi sottili”
Piera Maculotti, Bresciaoggi
“Una intensa parabola che si legge d’un fiato”
Carla Rosco, BresciaSet
“Ho trovato in ‘Finisterre’ atmosfere vicine a quelle suscitate dai grandi scrittori”
Carla Boroni, critico letterario
“Con Paola Baratto l’approdo all’opera seconda è un approdo felice”
Massimo Lanzini, Giornale di Brescia
“L’autrice non è nuova a questo genere di finezze letterarie”
Barbara D’Attoma, Civiltà bresciana
“Un noi narrante che prende per mano i lettori in una vicenda da destino dell’umanità”
Magda Biglia, Il Giorno
“LA CRUNA DEL LAGO”
“Un vero gioiello, che si deve leggere con grande calma”
Giacomo Danesi, Il Giorno
“Fra un film di Salvatores e un Kerouac in versione gaelica” . “Bagliori introspettivi che restano scolpiti nella memoria”
Massimo Tedeschi, Bresciaoggi
“Si aprono ad ogni pagina squarci di visione”. “Per chi sogna un libro tascabile che faccia viaggiare la mente”
Paola Carmignani, Giornale di Brescia
“Randagio e raffinato io narrante…” “Argute riflessioni, lievi, cesellate descrizioni, sensazioni sottili…”
Piera Maculotti, Pro Brixia